Me l’hanno chiesto in tanti e molti continuano a farmi la stessa domanda:
Ma tu come hai fatto?
Anche se tutti ne parlano, è curioso leggere le storie di chi è riuscito a diventare copywriter, perché non esiste un percorso chiaro, lineare e sempre uguale. Inoltre ascoltare le avventure di chi ce la sta facendo è di grande motivazione e ispirazione per chi ci sta provando. Così ho voluto mettermi in gioco e scrivere la mia storia.
Non c’è una bacchetta magica che ti trasforma all’instante in uno scrittore del web. Certo, oggi ci sono fior fior di lauree in comunicazione e master di alto livello che ti danno una marcia in più, però costano anche quanto un paio di reni, e non si può non fare i conti con le proprie possibilità. Oggi diventare copywriter facendo un percorso più economico si può, l’importante è non aspettarsi che sia facile e soprattutto veloce. Se te lo stai chiedendo: no, non è possibile saltare la gavetta. I’m sorry buddy!
Il mio percorso verso il copywriting
La mia esperienza è stata low cost, per così dire, nel senso che sono partita investendo tutto quello che avevo nella mia laurea triennale in Editoria e Giornalismo, spendendo circa 7 mila euro (come ho già spiegato nel mio precedente post, ho potuto pagarmi gli studi grazie al mio primo lavoro come segretaria, e non è stato impossibile). Sembrano tanti? In realtà sono pochi, considerando che avrei dovuto proseguire gli studi spendendone altrettanti per la specialistica, per poi aggiungerne altri 8-9 mila in caso avessi deciso di fare anche un master di quelli con gli attributi. Al giorno d’oggi, comunque, esistono corsi professionali eccezionali che potrebbero essere delle valide alternative all’iter della laurea. Un esempio? Copy42 di Penna Montata.
Attenzione, non sto dicendo che la laurea non serve a niente, anzi, ma una cosa devo dirla: a livello pratico dà molto poco, e se vuoi imparare qualcosa di concreto devi essere tu a darti da fare con qualche stage o tirocinio aggiuntivo. In tre anni di università ho fatto solo una materia utile per quello che mi aspettava là fuori, cioè Giornalismo multimediale, con un vero giornalista come docente e un articolo da scrivere per superare l’esame finale. Eureka! Il resto erano tutte materie del tipo: storia di questo, storia di quello, storia di tizio, storia di caio. Nessuna esercitazione pratica. Avrebbe dovuto chiamarsi Scienze della storia e non della comunicazione. Certo, una base storica ci vuole, ma non tre anni di fila.
Mi ricordo che all’ultimo anno avevo un esame di Editoria. Mi ero preparata alla perfezione su tutto: dalle tecniche di stampa a quelle di manipolazione delle immagini, dai tipi di carta ai colori a video e così via. Il professore mi diede un voto basso perché non mi ero ricordata la data di nascita di una famosa designer americana del Novecento. Non sto cercando di giustificarmi, ma di far capire che a volte bisognerebbe dare una svegliata ai dinosauri che insegnano all’università, anche se quel professore avrà avuto meno di 35 anni.
Vorrei precisare una cosa: non ho fatto l’università sapendo già quale sarebbe stato il lavoro della mia vita, sapevo soltanto che amavo scrivere e che un giorno mi sarebbe piaciuto fare la giornalista o lavorare per qualche agenzia pubblicitaria. Prendere una laurea mi sembrava la strada giusta da seguire, poi nel 2009 non c’erano ancora tutti i corsi che ci sono oggi nel settore della comunicazione, e non avevo la possibilità di spostarmi in qualche altra città. Sono diventata copywriter perché il percorso che ho intrapreso dopo gli studi mi ha portata ad esserlo. Ergo, non penso che sia obbligatorio fare l’università per diventare un buon copy (per accedere ai master però è indispensabile), ma credo che sia importante per aprire la mente a nuove opportunità, quando portata a termine con passione e dedizione. Anche se mi hanno detto che quel pezzo di carta non serve a niente, dentro di me ha fatto tutta la differenza del mondo perché rappresenta un periodo incredibile della mia vita. E non ho mai lasciato che venisse sminuito.
Il resto della mia formazione dopo la laurea la suddividerei in questo modo:
LA GAVETTA GRAZIE AGLI STAGE
Una montagna di gavetta in stage non retribuiti. Io ne ho fatti due e consiglierei a chiunque di passarci almeno una volta nella vita. Quanti articoli ho imparato a scrivere quando facevo la stagista come redattrice all’Ufficio Stampa del mio ateneo. Prima di quell’esperienza non sapevo nemmeno cosa fosse un comunicato o come preparare una rassegna stampa. E quanto ho imparato da quei lavori umili e difficili che hanno fortificato e accresciuto le mie conoscenze, come il secondo stage in un’agenzia di comunicazione che in soli 4 mesi mi ha fatto scoprire una grinta e delle capacità che non pensavo di avere. Gli stage servono molto per avere un primo approccio col mondo del lavoro, bisogna solo stare attenti a non farsi fregare e capire quando un’azienda ti aiuta davvero a crescere o quando ha bisogno di te solo perché non ha i soldi per assumere qualcuno, e quindi si approfitta del tuo buon cuore.
LAVORI SALTUARI e COLLABORAZIONI (ANCHE GRATUITE)
Il mio primo vero impiego – completo di stipendio – nel campo della comunicazione è stato con la Fondazione Arena di Verona nel 2013, all’ufficio Marketing. Ero assegnata al Web Department e oltre ad occuparmi del loro sito web, scrivendo e pubblicando le notizie, per la prima volta mi sono affacciata al business dei social media, seguendo la loro pagina Facebook. È stata una grande opportunità di crescita che mi ha portata cento passi avanti nella direzione giusta.
Mi è capitato anche di collaborare con alcune imprese o testate giornalistiche gratuitamente per completare/aggiornare il mio portfolio. Eh sì, anche questa è gavetta ma oggi posso dire che ne è valsa la pena. Ho scritto senza sosta, con non poche imprecazioni pensando di star facendo tutto per niente. La pazienza e la costanza mi hanno ripagata di tanti sacrifici.
CORSI E WORKSHOP DI AGGIORNAMENTO
Negli ultimi 3 anni ho partecipato a corsi e workshop in copywriting, storytelling, seo e social media management. La laurea in questo senso non basta, è ancora indietro anni luce su certi argomenti, ecco perché occorre aggiornarsi per stare al passo con un settore in continua evoluzione. Come dicevo prima, spuntano come funghi master e corsi di questo tipo e la maggior parte ha costi quasi proibitivi, come 400 euro per 8 ore di formazione (parlo per le mie tasche da persona comune). Okay, quando si tratta di formazione non bisognerebbe badare a spese, perché l’investimento su se stessi è il miglior modo per offrire un servizio impeccabile ai propri clienti, ma parliamoci chiaro: i soldi non crescono sugli alberi e il tempo è sempre poco.
Perciò è necessario trovare un compromesso, ovvero scovare corsi professionali e di qualità, con un prezzo abbordabile e che non ti portino via troppe ore di lavoro. Lo ammetto, non è facile, però ti posso dare una dritta su quelli che ho seguito io e che consiglio vivamente: i corsi in aula e online organizzati da Comunicazione Lavoro, realizzati dal docente universitario Francesco De Nobili a Bologna. E se per caso ti capita di sentire di un workshop gratuito dalle tue parti, beh allora quello è proprio culo. Ad esempio questa sera mi trovi all’evento gratuito “Lavoro dunque scrivo” di Luisa Carrada (non una copy qualunque!), proprio nella mia città. Ringrazio il mio grande amico Emanuele Secco per avermi passato la dritta.
CI VUOLE UNA PASSIONE INNATA
Lo zoccolo duro della mia formazione come copywriter, però, è stata la mia infinita passione per la scrittura e la lettura. E questa è una cosa che niente e nessuno potrà darti. Se non ce l’hai, è inutile stare qui a parlarne. Per scrivere bene bisogna leggere tanto e scrivere ancora di più. Quando ero bambina sono passata dai fumetti a quello che è stato il mio primo amore: “Il giubbotto di Indiana Jones” di Asun Balzola (edito da Piemme Junior per la collana Il battello a vapore). Ce l’ho ancora ovviamente, e adesso, finché sto scrivendo questo post, mi viene la pelle d’oca a prenderlo dalla libreria e leggere sulla prima pagina la mia firma colorata da bimba delle scuole elementari. Da lì è stato tutto in discesa: ci sono stati libri che ho amato e libri che ho odiato, e ognuno di loro mi ha insegnato tutto ciò che so.
Prima dell’arrivo di internet scrivevo diari, poi sono passata ai blog, ho scoperto l’amore per la poesia che mi ha permesso di giocare con le parole, e ho iniziato a costruire i miei primi racconti. Oggi – lo dico sottovoce e con un po’ d’emozione – sto scrivendo un racconto che potrebbe trasformarsi nel mio primo romanzo (ecco, ora che l’ho detto non accadrà), e ogni giorno quando lo riprendo in mano per aggiungere un nuova pagina rileggo una parte di ciò che ho scritto, perché sicuramente ci sarà qualcosa da modificare. Non sono mai soddisfatta, continuo a cercare disperatamente la frase perfetta che esprima quello che voglio dire. È come se fosse la mia palestra personale di scrittura, dove mi esercito fino allo sfinimento.
Quello che voglio dirti non è “scrivi il romanzo della tua vita altrimenti non diventerai un copywriter”, ma semplicemente ESERCITATI.
Scrivi e riscrivi. Scrivi e leggi. Leggi e rileggi.
E se hai dubbi torna sui tuoi passi, alle radici della scrittura e non vergognarti di prendere in mano quello stupendo attrezzo che è la chiave di tutto: il dizionario. Le regole grammaticali con il tempo si possono scordare, è lecito avere qualche perplessità, l’importante è non perdere la curiosità, il desiderio di rispondere alle proprie domande.
Come sono diventata poi una freelance a tutti gli effetti? Sono andata a caccia di clienti, ho aperto la Partita Iva e mi sono lanciata. I primi mesi ho guadagnato poco, ho stretto la cinghia, poi pian piano grazie alle mie capacità ho preso nuovi progetti e ho iniziato ad avere una vita lavorativa quasi stabile. Ogni tanto fa paura, ma è una paura di quelle buone, che ti tiene in vita.
Ed ora tocca a te. Scrivi il tuo cammino e non avere fretta.