Il 3 agosto 2018 mi trovavo in un pub di Québec con mio marito Mirko. Era il terzo giorno della nostra luna di miele in Canada, il viaggio più bello della nostra vita. Parlavamo di lavoro e del futuro, quando all’improvviso i miei occhi sono diventati lucidi. Stavo piangendo.
Mi sono resa conto in quel preciso momento di una cosa cruciale: a livello professionale stavo facendo qualcosa che mi piaceva e che avevo scelto ormai da quasi quattro anni, ma non ero felice. Perché?

Ascoltavo Mirko che mi raccontava dei progetti in cui era coinvolto, delle novità, delle persone conosciute, della rete lavorativa sempre più solida sotto i suoi piedi. È stato lì che mi sono sentita vacillare. Ho capito che per me era l’esatto opposto. Ero ferma, immersa fino alle ginocchia in uno stagno di acqua melmosa. Se non mi fossi mossa da lì, presto sarei sprofondata.

Pur di non fare la fine di Artax e lasciarmi inghiottire dalla tristezza, ho intrapreso un percorso lento ma deciso sulla strada del cambiamento. Era l’unico modo per uscirne, anche perché il gioco non valeva più la candela: avevo perso l’entusiasmo e la mia creatività stava avvizzendo a un ritmo preoccupante. Mi sentivo soffocata, oppressa da una situazione che non riconoscevo. Non è il bello dei freelance poter scegliere quali lavori seguire? Soprattutto dopo i primi anni, quando si è meno vincolati dal prendere qualsiasi cosa capiti a tiro pur di arrivare a fine mese. Per farla breve, non avevo progetti che mi dessero soddisfazione né a livello personale né sul piano economico. A che pro, quindi, tenere aperta una Partita Iva che mi costava sudore, lacrime e sangue?

A ottobre 2018 il primo passo verso una nuova me è stato l’inizio di un Master in tecniche della narrazione al quale mi ero iscritta durante l’estate, quando ho avuto le prime avvisaglie che mi serviva “qualcosa di più”. Volevo ritrovare la passione, quella fiamma che accende le mie mani sulla tastiera. E così è stato. Tornare a studiare mi ha rimesso al mondo, ma soprattutto mi ha fatto fare un balzo in avanti in termini di qualità. La mia scrittura è cambiata, si è affinata ed è maturata insieme alla mia consapevolezza come copywriter.

Il secondo passo è arrivato a febbraio di quest’anno, quando ho deciso di mettermi alla prova come formatrice. Insegnare mi è sempre piaciuto un sacco. L’ho fatto quando ero una giovane cintura nera di Karate e seguivo i bambini nel primo anno della disciplina. L’ho fatto quando lavoravo come guida turistica all’acquario Sea Life, un’esperienza che ricordo con un sorriso a quarantasette denti. Perché non farlo anche nel settore che amo di più? Con un po’ di strizza e inutili dubbi esistenziali (ce la farò? sarò all’altezza?) mi sono lanciata. A marzo ho “debuttato” con due corsi base in Social media management nel mio studio e ad aprile ho partecipato come docente per le lezioni di copywriting al corso “Fare video fighi con lo smartphone” che si è tenuto nello spazio di coworking 311 Verona.

Mettermi in una prospettiva diversa, aperta mentalmente a nuove opportunità, ha dato un calcio alle mie insicurezze. Ho detto addio alla negatività che mi pesava sulle spalle da troppo tempo e ho spalancato le finestre a una filosofia difficile da applicare, ma che regala soddisfazioni reali e tangibili: vedere il lato positivo. Sempre, anche quando tutto va a rotoli.
È bastato questo per dare una svolta alla mia vita. Sembra uno scherzo, ma nell’istante in cui ho aggiustato il mio sguardo sul mondo, la ruota professionale ha cominciato a girare come e dove volevo io. In due mesi ho ricevuto altre offerte di lavoro, ho conosciuto delle persone stupende e sono uscita dalle mura del mio ufficio – finalmente! – per allargare la mia rete professionale. Insomma, parlando in termini ecclesiastici, ho visto la luce.

Niente di tutto questo sarebbe successo se non avessi avuto due cose: una volontà forte e il supporto delle persone che mi vogliono bene. La spalla di mio marito probabilmente ha ancora qualche residuo delle mie lacrime e i miei migliori amici sono sempre pronti ad ascoltarmi quando ne ho più bisogno. La morale di questa storia è che non esiste niente di impossibile. Si può raggiungere qualunque obiettivo quando si imposta la propria vita nella direzione giusta. Basta solo volerlo.